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Cocoon, la ciambella che aiuta la riforestazione e costa come una pizza

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Nel 1985 il regista Ron Howard, il Richie Cunningham di Happy Days per intenderci, girava Cocoon.

Un film di fantascienza in cui alcuni alieni del pianeta Antarea tornavano sulla Terra a recuperare i bozzoli in cui, migliaia di anni prima, avevano racchiuso i corpi di alcuni loro compagni, così fortunatamente sopravvissuti all’affondamento di Atlantide.

Cocoon è anche lo strumento di riforestazione sviluppato dalla Land Life Company. Amsterdam e l’idea non è molto lontana dalla suggestione di Howard. Si tratta infatti di “bozzoli” in grado di mantenere in vita una piantina appena interrata nel più critico periodo della sua crescita: il primo anno di vita.

Cocoon è un contenitore in polpa di cellulosa riciclata, impermeabilizzata con cera naturale, della forma di uno stampo da doughnut e dalla capacità idrica di 25 litri. Al centro, nel foro della ciambella, viene interrata la piantina.

Tramite due corti tratti di spago immersi nella vasca piena d’acqua, l’acqua gocciola sulle radici della piantina, assicurandogli il fabbisogno idrico per un anno.

Lo stampo/bozzolo viene poi chiuso con un coperchio che isola la riserva d’acqua permettendo alla piantina di svettare al centro. Attorno ad essa viene posizionata un’ulteriore protezione forata che assicura la ricezione della giusta quantità di luce, ma che protegge la pianta da un irradiamento troppo forte e dall’attacco di piccoli animali.

La piantina, sul cui substrato terroso vengono sparse anche spore di un fungo simbiotico particolare del genere Mycorrizha, supportata ma non impigrita dalla riserva d’acqua costante, sviluppa un apparato radicale profondo e robusto.

Il tutto con l’utilizzo di soli 25 litri d’acqua, dal momento che la piantina non necessita di altro per il primo e più critico anno di vita.

In tutto il mondo ci sono circa 2 miliardi di ettari di terreni degradati, in gran parte per mancanza di alberi. Ed è proprio la riforestazione la soluzione più immediata per arginare questo fenomeno, che secondo le Nazioni Unite rappresenta una delle sfide più importanti da vincere.

Nelle aree dove i Cocoons sono stati utilizzati finora, come Arabia Saudita, Kenya, Messico, California, i tassi di sopravvivenza sono tra l’80{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} e il 95{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622}, meglio del 10{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} tipico degli alberi piantati manualmente.

«Certo inizialmente i costi sono superiori a quelli di una piantumazione tradizionale – spiega Antonella Totaro di Land Life Company – dal momento che Cocoon costa circa 8 euro ed è un costo che va affrontato in anticipo, ma i risparmi nella fase successiva, sia economici che idrici, sono garantiti».

È stato utilizzato anche in Italia?

«Fra ottobre 2016 e marzo 2017 nell’ambito di un progetto di riforestazione più ampio che comprendeva anche Spagna e Grecia, è stato utilizzato in Calabria per piantumare 2400 alberi».

In quanto tempo si biodegrada il ciambellone?

«Dipende molto dall’umidità e dalla natura del terreno, ma generalmente in un anno, un anno e mezzo».

E quanto dura la riserva d’acqua da 25 litri?

«Stiamo studiando un prototipo più grande per garantire maggior durata, ma in generale dai 6 ai 12 mesi. Le condizioni ambientali esterne sono un fattore determinante».

Ci sono specie arboree che si adattano meglio a questo tipo di coltivazione? Ce ne sono invece altre che hanno mostrato scarsa adattabilità?

«Cocoon è pensato per impiantare specie arboree locali, per mantenere l’equilibrio dell’ambiente circostante. Inoltre sono da preferirsi specie che non necessitano di troppa acqua».

Quali sono invece i terreni più adatti?

«Terreni sabbiosi ed argillosi. I terreni troppo rocciosi non garantiscono invece la presenza del necessario strato di terra di cui la piantina ha bisogno».

Guarda il video dimostrativo dell’installazione di Cocoon  nella stazione di ricerca ICBA di Dubai.


Mara Magni, 4200 chilometri portando la fiaccola della sostenibilità

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Qualcuno una volta chiese a George Mallory perché volesse scalare l’Everest. Lapidariamente rispose: “Perché è lì”.

Quando ho chiesto a Mara Magni perché volesse percorrere in bicicletta 4200 chilometri per recarsi a Capo Nord, la risposta è stata più articolata, ma partiva da un assunto semplice e intriso di passione.

«Perché amo andare in bicicletta e volevo che questo viaggio avesse anche un senso più profondo, un’utilità».

Mara Magni è una dottoranda di 26 anni dell’università di Bologna. Si occupa di sostenibilità energetica ed ha scritto una tesi magistrale sulle passive houses. Dalla passione per la bici a quella per l’energia pulita il passo è stato breve: dopo quasi un anno di preparativi ha deciso di montare in sella e pedalare.

«Da un anno mi alleno facendo trail (qui potete vedere qualche sua impresa) ma volevo che il mio viaggio potesse anche portare un messaggio. Da qualche tempo collaboro con il gruppo Terracini in Transizione, un living lab della sostenibilità della facoltà di Architettura ed Ingegneria dell’università di Bologna, mi è sembrato quindi naturale che il messaggio da portare fosse legato alla sostenibilità, alla tutela ambientale».

Che percorso seguirai?

«Le tappe saranno scandite da altrettanti atenei europei, cui farò visita per fare il punto sul raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. L’università di Bologna ha prodotto un suo paper sulle azioni da compiere per raggiungere i 17 obiettivi di sostenibilità ambientali indicati dall’Onu. Voglio capire cosa succede altrove, portare a casa suggerimenti, esperienze, consigli. La prima tappa sarà proprio Innsbruck, dove ho studiato e preparato la mia tesi. Lì è in qualche modo nato il concetto di casa passiva. Voglio vedere che passi in avanti sono stati fatti».

E quali saranno le altre tappe?

«Dopo Innsbruck sarà la volta di Monaco, poi Copenhagen, Stoccolma ed infine Turku da dove ripartirò in aereo».

Spero che le piste ciclabili europee siano più efficienti di quelle italiane.

«Lo sono per fortuna. Alcuni amici olandesi in Italia hanno avuto non poche difficoltà. Non solo per l’assenza di piste, ma anche perché quelle tracciate spesso non sono in sicurezza, attraversano arterie di scorrimento. Per il tragitto invece ci sono alcune app e tool molto utili che ti aiutano a tracciare il percorso».

Non sarai sola, però.

«No, mi accompagna il mio amico e compagno di pedalate Pietro Albamonte, ingegnere alla Ducati. Bici, tenda e fornelletto. Non ci serve altro».

Quanto contate di pedalare al giorno?

«In generale abbiamo programmato tappe da 150/200 chilometri al giorno in modo da essere entro il 26 agosto al punto di rientro. Il problema vero però potrebbero essere le condizioni meteo. Valicato il Brennero, che è la parte fisicamente più impegnativa, il resto è pianura».

Hai qualche sponsor che ti accompagna nell’impresa?

«L’università di Bologna mi ha pagato il biglietto aereo di rientro. Poi c’è Culture Velo di Cesena per i materiali tecnici. Bici a parte. Perché quella è un vecchio modello di Cannondale R800 di mio padre. L’abbiamo rimessa a posto insieme e questa sarà la sua più grande impresa».

A quando la partenza?

«Sabato 29 luglio. Intorno alle 6».

Emozionata?

«Sì, ma anche molto carica».

 

www.comunicare2030.com, online la piattaforma di Amapola per “far vivere la sostenibilità” in azienda

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Sostenibilità e CSR fanno crescere le imprese: oggi ricerche, letteratura ed esperienze lo dimostrano.

Eppure il rischio “supercazzola” rimane più che mai in agguato. Come fare, dunque, per rendere concreta la sostenibilità in azienda? Come farla vivere davvero da manager, quadri, operatori e dai loro stakeholder esterni?

Per dare risposta a questa domanda abbiamo sviluppato in partnership con Achab Group una piattaforma di servizi e strumenti concreti (una vera e propria cassetta degli attrezzi) per aiutare le imprese a far vivere la sostenibilità. Rifacendosi all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e ai gol di sviluppo sostenibile, la piattaforma si chiama #comunicare2030 ed è la nostra proposta per comunicare e valorizzare i progetti di CSR di imprese private e pubbliche e, così, coinvolgere gli interlocutori a cominciare dai propri dipendenti e collaboratori.

#2030, infatti, è una raccolta di prodotti e servizi declinabili sia ad uso esclusivamente interno (popolazione aziendale) sia per una diffusione esterna nei confronti dei principali stakeholder dell’impresa. Gli strumenti messi a disposizione sono volti a favorire il coinvolgimento (Engage) e la diffusione e condivisione di informazioni e buone pratiche di sostenibilità (Talk&Play).

Maggiori informazioni su www.comunicare2030.com

A Ecomondo per “far vivere la sostenibilità”

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Il 6 novembre apre la 22esima edizione di Ecomondo – a Rimini Fiera fino al 9 – il più importante evento fieristico italiano (e il secondo in Europa) dedicato alle soluzioni per lo sviluppo sostenibile, alla green economy e alla “circolarità”.

“The Green Technology Expo” recita il pay-off della fiera che, partita due decenni fa con 250 espositori, è giunta ad averne oltre 1200 per un afflusso previsto di oltre 100mila persone. Numeri che fanno il pari con il valore economico di quella che si definisce “bioeconomia” stimata capace, per il nostro Paese, di un giro di affari da oltre 250miliardi di euro con un ruolo primario del comparto alimentare che genera oltre il 50% di tale valore.

Quest’anno, grazie alla partnership avviata con gli amici di Achab Group, ci saremo anche noi di Amapola. Condivideremo lo spazio espositivo di Achab – Padiglione B1, corsia 4 – e presenteremo, oltre ai servizi di comunicazione e progettazione dedicati alla sostenibilità e alla responsabilità sociale di impresa, la piattaforma #2030.

#2030 è la proposta per “far vivere la sostenibilità” che abbiamo progettato proprio con Achab, voluta per comunicare e valorizzare i progetti di CSR di imprese private e pubbliche e, così, coinvolgere i propri interlocutori a cominciare da dipendenti e collaboratori. #2030, infatti, è una raccolta di prodotti e servizi declinabili sia ad uso interno (popolazione aziendale) sia per una diffusione esterna nei confronti dei principali stakeholder dell’impresa.

Far vivere la sostenibilità, d’altro canto, è il nostro cruccio e la nostra missione.

Da un lato è la stessa Ecomondo che, da cartina di tornasole del “settore ambientale”, ci dice che quando si parla di sostenibilità si è ormai passati dalla sola “fisicità” delle soluzioni tecnologiche, all’abbracciare temi di conoscenza, competenza, inclusione, coinvolgimento, responsabilità sociale.

Dall’altro una serie di ricerche dimostrano quanto il tema della sostenibilità incontri un crescente interesse tanto nel mondo delle imprese quanto dei consumatori, ma che sconti altrettanti problemi di risultati ottenuti dai progetti di CSR messi in campo a causa, principalmente, di scarsa comunicazione, diffusione e coinvolgimento. E, come questo deficit, diventi un vero e proprio rischio per la gestione aziendale: perchè sostenibilità fa ormai rima con continuità del business.

Abbiamo dunque pensato a una serie di soluzioni capaci di “accorciare le distanze” tra aziende e interlocutori, anzi che sappiano “condurli a bordo” e renderli più consapevoli dell’importanza degli impegni individuali per cogliere le crescenti sfide collettive.

E’ solo vivendo la sostenibilità, e partecipando alla sua costruzione, che si diventa davvero consapevoli dell’importanza e della portata dei nostri comportamenti e si coglie cosa si è davvero in grado di fare, singolarmente e attraverso le organizzazioni complesse di cui siamo parte, per costruire non solo un’economia, ma anche una società sobria, sostenibile, giusta.

Ne parliamo a Ecomondo?

Appuntamento a Rimini dal 6 al 9 novembre. Non mancare!

Ipsos, italiani disorientati nella “giungla” della sostenibilità

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Sostenibilità è una di quelle parole entrate di prepotenza nel dibattito pubblico, nella comunicazione delle imprese, nelle agende delle amministrazioni. Secondo una recente indagine IPSOS per il Salone della CSR e dell’Innovazione Sociale, il 65% degli italiani è interessato e attento al tema. Un trend in continua crescita. Dal 2015 sono infatti aumentati del 65% gli italiani che affermano almeno di conoscere il significato del termine sostenibilità, un concetto che – fa bene ricordarlo – non significa solamente ecologico, eco friendly ecc ecc. La sostenibilità è infatti una visione (e una pratica) di lungo termine che interessa la sfera ambientale, economica e sociale di un qualsiasi processo umano. Un processo sostenibile minimizza quindi il suo impatto in questi tre ambiti.

Tornando all’interesse degli italiani per questo concetto è necessario però operare dei distinguo. Se infatti è del 65% la percentuale di italiani interessati al tema, questa si riduce al 15% se prendiamo in considerazione chi si impegna concretamente per realizzarla, mentre è del 50% quella di chi si definisce “aperto”, mediamente informato e disposto ad attuarla con comportamenti conseguenti.

A questa larga maggioranza si affianca però una nutrita pattuglia di scettici (forbice che varia dal 16 al 20%) che raccoglie persone anche discretamente informate, ma con scarsa attitudine a comportamenti sostenibili, perché nutrono il dubbio che l’enfasi posta su questi temi nasconda in realtà solo intenti commerciali. Gli indifferenti sono ancora quasi un 1/5 del campione con percentuali che sfiorano il 18%.

IMPRESE SOSTENIBILI, SI MA QUALI?

Pur in un quadro di crescita positivo e rincuorante permane negli italiani la difficoltà di distinguere fra imprese sostenibili e non. Orientarsi nella selva di sigle che contraddistingue la rendicontazione non finanziaria è difficile e questo scoraggia i consumatori. Il sondaggio ha identificato una serie di strumenti a disposizione delle imprese per farsi riconoscere come sostenibili dai consumatori.

Le certificazioni di terze parti sono un mezzo percepito dal consumatore come rilevante ai fini della scelta d’acquisto. Ecco allora che le varie UTZ, FSC, GreenLabel ecc ecc sono un primo, utile vademecum orientativo per il 42% del campione intervistato. Associazioni ambientaliste e umanitarie che promuovono o bocciano i comportamenti delle imprese sono ritenute attendibili dal 35% dei consumatori.
Ma è sulla comunicazione che si dovrebbe concentrare lo sforzo maggiore, dal momento che l’impegno nella sostenibilità le aziende lo comunicano principalmente attraverso il proprio sito internet e il proprio bilancio di sostenibilità, mezzi che si rivelano spesso del tutto inadatti a raggiungere lo scopo.

Una comunicazione che sappia mettere in rete l’impresa con la sua rete sociale, che sappia uscire dal burocratese tecnico e incomprensibile, che racconti la storia delle persone dietro al prodotto e che faccia – infine – emergere una vera e concreta convergenza fra i valori dichiarati e il prodotto venduto. Che sappia “far vivere la sostenibilità”.

L’analisi della comunicazione della propria sostenibilità, è un impegno che le imprese non possono più rimandare. Se c’è un filone di crescita è infatti quello garantito dalla sostenibilità. Crescono le imprese che hanno fatto dell’impegno per il pianeta e la società un driver strategico. I loro prodotti vengono preferiti e avvertiti come di migliore qualità (lo pensa l’85% del campione intervistato disposto a spendere fino al 10% in più). Le loro performance economiche e la loro stabilità finanziaria hanno rating più elevati.

Fonte: Ipsos

 

Al via Parchi da Amare, con la firma della Carta di intenti per il turismo sostenibile

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Si apre domani, venerdì 23 novembre, e proseguirà fino a domenica al Lingotto Fiere di Torino, la prima edizione di Parchi da Amare, la fiera del turismo green.
Tra gli eventi in programma durante la giornata di apertura, la firma di un accordo prezioso per l’ambiente, la Carta di Intenti per il Forum Nazionale per il turismo attivo e sostenibile che sarà siglata da Legambiente, Rete Weec Italia, WWF, Federparchi, CNA Turismo e Commercio e AIAV.

Con questa iniziativa le principali associazioni ambientaliste e quelle degli imprenditori del turismo si impegnano a definire un protocollo etico a favore del turismo sostenibile nelle aree protette, attraverso, ad esempio, la promozione della cultura del turismo sostenibile, l’utilizzo in Italia del Sistema Europeo di Indicatori per il Turismo (ETIS) come strumento per l’implementazione di proposte ed attività per il Turismo Sostenibile, la creazione di un Forum Nazionale e di un Osservatorio permanente su questi temi.

Domani, alle ore 11, nel Padiglione 1 – Sala Arancio, prima della sigla del protocollo, si terrà una tavola rotonda con i firmatari. Modererà Sergio Vazzoler, membro del Comitato Scientifico di Fima – Federazione Italiana Media Ambientali, e partner Amapola.

Amapola ha curato la comunicazione di Biennale della Sostenibilità Territoriale

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Amapola ha curato ogni aspetto comunicativo dell’edizione della Biennale della Sostenibilità Territoriale 2018 (BST).  BST è nata dalla collaborazione fra Geam, l’associazione nata all’interno del Politecnico di Torino, Barricalla ed Environment Park.

Il nuovo format, al suo debutto quest’anno, durante la tre giorni di lavoro (9,10,12 ottobre) ha coinvolto docenti, ricercatori, studenti delle facoltà di ingegneria e architettura del Politecnico di Torino. Obiettivo della Biennale è quello di individuare soluzioni concrete per garantire la resilienza del territorio di fronte al cambiamento climatico e adottare strumenti e soluzioni innovative al servizio della mobilità e dei trasporti.

Amapola, la cui specializzazione è proprio la comunicazione e la valorizzazione della sostenibilità, ha sviluppato per BST un set completo di strumenti di comunicazione digitali (website e canali social), ha curato le media relations dell’evento e tutta la documentazione video di Biennale, inclusi il reportage finale e le interviste a tutti i relatori, caricati sul canale YouTube ufficiale di Biennale.

Amapola cura le media relations di Reborn Ideas, il primo e-commerce omnicanale di prodotti realizzati tramite upcycling

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Nei giorni scorsi è ufficialmente stato presentato Reborn Ideas, il primo e-commerce omnicanale di prodotti 100% Made in Italy realizzati mediante upcycling: Amapola ha curato le relazioni media di questo nuova realtà. L’upcycling è quel processo creativo che permette di dare “nuova vita” a materie prime di scarto e a prodotti dismessi, creando oggetti inediti che acquistano così nuovo valore. Si tratta di un processo ancora più creativo del semplice riciclo. Nel catalogo di Reborn sono proposti indumenti, oggetti, complementi d’arredo: da costumi da bagno e borse in poliestere e pvc riciclato, a orologi e occhiali in materiali sostenibili come legno e pietra, fino a coperte in seta e cachemire da scarti di fine filiera.

Il progetto Reborn Ideas è perfettamente allineato con la mission di Amapola, comunicare la sostenibilità e la responsabilità d’impresa. Reborn mette in risonanza temi ambientali e di circular economy, valorizzando inoltre distretti produttivi e piccole realtà economiche, attraverso la sua piattaforma. L’e-commerce, infatti, mette in rete piccoli produttori, veri artigiani del lusso, che basandosi su materie prime non più riconducibili alla normale filiera produttiva (perché usate o scartate da essa) producono oggetti di valore attraverso le loro sapienti mani.

La moda cambia e diventa sostenibile

La moda è la seconda industry al mondo per fatturato e produzione ed entro il 2030 il consumo mondiale di vestiti dovrebbe salire del 63% arrivando a 102 milioni di tonnellate. (Fonte: Pulse Report 2017).

Anche l’industria della moda fa i conti con i temi della sostenibilità, prevedendo di raddoppiare la quantità di materiale riciclato, tra cui il poliestere arrivando, entro il 2030, a 76 milioni di tonnellate all’anno. Questo dato, se pure importante e incisivo, non è da solo sufficiente a garantire una vera sostenibilità di tutta la filiera. È infatti necessario adottare comportamenti diversi a monte, fin dalle scelte d’acquisto, per invertire la rotta e abbattere efficacemente l’impatto ambientale.

Reborn Ideas vuole dimostrare che tramite il principio dell’upcycling e del recycling è possibile generare prodotti di qualità elevata con un ridotto impatto ambientale.


Edilizia, la sostenibilità è il vero mattone su cui costruire (e investire)

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Sostenibilità e innovazione tecnologica possono rappresentare una generosa boccata d’aria per molti settori economici del paese. Non solo per i posti di lavoro e la ricchezza che sono in grado di generare direttamente, ma anche per il valore che accorgimenti e metodologie sostenibili donano ai beni cui si applicano aumentando il valore di mercato.

Ne è un esempio il settore edilizio. Un comparto economico che dal 2008 ha perso oltre 600mila posti di lavoro, ma che potrebbe ricevere da una serrata campagna di ristrutturazioni praticata sul patrimonio immobiliare del paese (vetusto per lo più e per più del 60% non ancora in regola con la normativa antisismica) un’iniezione di fiducia e liquidità.

Secondo il rapporto di Symbola, fondazione per le qualità italiane, il patrimonio immobiliare italiano ha un valore superiore di 4 volte al Pil nazionale. Ma tale valore va diminuendo di pari passo con le mancate ristrutturazioni e con il conseguente depauperamento degli edifici.

Secondo la stima di Symbola un edificio ristrutturato (con accorgimenti di risparmio energetico) incrementa del 29% il proprio valore. L’intero patrimonio immobiliare italiano vedrebbe quindi un apprezzamento di oltre 20 miliardi di euro se ristrutturato in ottica sostenibile.

La sostenibilità incrementa il valore dei beni perché ne diminuisce l’impatto (e quindi la spesa generata) sull’ambiente. Un edificio sostenibile incide in maniera minore sul consumo di risorse e pertanto il suo valore è maggiore proprio in ragione di tale minore impatto.

Le 100 realtà che hanno capito il valore della sostenibilità in edilizia

Symbola e Fassa Bartolo (uno dei leader italiani dell’edilizia) hanno deciso di raccogliere in volume le 100 realtà imprenditoriali del settore edile che hanno deciso di applicare ed estendere il concetto di sostenibilità alle proprie costruzioni. Ne è emerso un affresco di un’Italia che, nonostante i molti ritardi, le disattenzioni, la cronica noncuranza di fronte al patrimonio pubblico, è ancora capace di accendersi di entusiasmo e voglia di scommettere sul futuro.

Con “100 italian stories for future building” Symbola e Fassa Bartolo raccontano le storie e la professionalità di 100 realtà attive nella progettazione, nella decorazione, nella posa di infissi, nella coibentazione e isolamento degli edifici, che attuano politiche di sostenibilità concrete ed efficaci nelle proprie realizzazioni.

mi’Latte, sostenibilità a km 0 nel nuovo spot 2019

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Una delle nostre ultime produzioni. Un breve spot di 30″ che racconta la filiera di “mi’Latte”, brand del Gruppo Centrale del Latte di Alessandria e Asti distribuito in Versilia. Centrale è un’azienda che punta con sempre maggiore decisione su sostenibilità, innovazione e benessere alimentare.

La sostenibilità deve alzare la testa

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Cosa hanno in comune il nuovo termovalorizzatore di Copenhagen e Quayside, la nuova sede smart di Google a Toronto? Un’idea della sostenibilità che non è micragnosa, nè afflitta (esclusivamente) dal morbo della riduzione a tutti i costi. Ridurre i consumi è fondamentale, intendiamoci, per ridurre al contempo impronta carbonica e impatto delle attività umane sul pianeta. Ma dalle due città viene un’idea che è in controtendenza e ci dice che per essere sostenibili è prima di tutto necessario fare le cose in maniera diversa. In maniera accurata, ma pensando in grande.

La piramide di Copenhagen

Prendiamo la capitale danese. Il nuovo termovalorizzatore sorgerà al centro della città (avete letto bene). Un progetto che in Italia avrebbe scontato un’opposizione strenua è invece stato accolto quasi pacificamente dai danesi. Perché? Perché sono stati investiti nel progetto le più avanzate conoscenze disponibili in termini di impatto e sicurezza ambientale, perché il termovalorizzatore brucia biomasse, pellet e tutti i rifiuti solidi urbani della città, perché alimenta la rete di teleriscaldamento, perché è un tassello fondamentale del progetto di pareggio carbonico al 2015 della città Copenhagen (tanta CO2 prodotta da fonti fossili, tanta energia prodotta da fonti rinnovabili). Non guasta infine che sia molto lontano dall’estetica classica dei termovalorizzatori, ma ricordi una mezza piramide. La ciliegina sulla torta è la pista di sci installata sul tetto che sfrutta tutta la pendenza del tetto della costruzione.

Quindi una struttura di grande impatto, immediatamente riconoscibile, difficilmente camuffabile, eppure funzionale. Una costruzione coraggiosa, che non nasconde il problema sotto il tappeto (o sottoterra, parlando di rifiuti) ma lo affronta con chiarezza e davanti agli occhi di tutti. Tra l’altro dando concretezza al diffuso detto che i vede i rifiuti come vero e proprio oro.

La nuova architettura con radici profonde

Passiamo invece adesso al nuovo HQ Google. Un complesso moderno e sostenibile che ha la forma di un innovativo quartiere pubblico-privato e prevede uno sviluppo che supera i tre milioni di mq fra spazi pubblici e torri residenziali multipiano. Torri alte anche più di 8 piani. Anche in questo caso la via della sostenibilità non è stata percorsa abbassando la testa, ma alzandola e osando. L’elemento portante di tutto il complesso è il legno canadese. Un legno sostenibile, a crescita rapida e dalle caratteristiche fisiche adatte, in campo edile, a sostituire del tutto acciaio e calcestruzzo. Torri di legno.

Due esempi di architettura coraggiosa e sostenibile, che dimostrano ancora una volta come sostenibilità non sia sinonimo di arresto della crescita, di rimpicciolimento e paura, bensì di un modo diverso di progettare e pensare la nostra permanenza sul pianeta. A testa alta.

“CHE ARIA TIRA”, i dati verranno presentati il 15 maggio

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Che aria tira” non è il titolo del nuovo programma di Fabio Fazio, bensì un’iniziativa di monitoraggio civico e indipendente della concentrazione di inquinanti nell’aria torinese promossa dal comitato “Torino Respira”.

300 persone hanno installato nel mese di febbraio 2019 presso la propria abitazione, le scuole, il luogo di lavoro o qualsiasi luogo pubblico, delle stazioni di rilevamento passivo del biossido di azoto, uno dei gas più pericolosi per la salute. Il Comitato ha scelto un dispositivo certificato a livello internazionale e normalmente utilizzato nelle opere di monitoraggio ambientale e da alcune agenzie regionali dell‘ambiente.

Dopo un mese di continuo rilevamento, i campionatori sono stati spediti a un laboratorio per le analisi e l’interpretazione dei dati raccolti. Una parte dei campionatori è stata installata nei pressi delle centraline dell’ARPA, in modo da poter calibrare i dati ottenuti con quelli ufficiali e aumentare così l’affidabilità scientifica dei risultati.

La qualità dell’aria a Torino continua ad essere tra le peggiori in Italia e il 2019 non procede invertendo la tendenza, avendo registrato già 52 sforamenti dei livelli massimi consentiti di PM10 (nel 2017 furono fra i 98 e i 118 nelle 5 centraline sparse in città).

Il 15 maggio, durante un’iniziativa pubblica presso Environment Park, i dati raccolti nel periodo febbraio – marzo 2019, verranno presentati dal Comitato.

Appuntamento presso Envi Park, sala Kyoto, via Livorno 60 alle 17.30.

Per maggiori informazioni scrivere a info@torinorespira.it

La sostenibilità è l’anima del commercio

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Anche la comunicazione pubblicitaria ha scoperto la sostenibilità. Cresce il numero di Adv sul tema: un modo per spingere prodotti e legare questi ultimi ai valori del brand

Mai come nell’ultimo periodo la sostenibilità è stata posta al centro della narrazione e della comunicazione. Media, tradizionali e digitali, sono affamati di storie e persone legate alla sostenibilità.

È sufficiente pensare all’interesse morboso che certa stampa ha mostrato verso Greta Thunberg, la giovane attivista ormai nota ai più. Al punto che un quotidiano svedese, pochi giorni or sono, si è sentito in dovere di smentire le voci relative allo scarso rendimento scolastico della sedicenne, impegnata da ormai più di un anno in periodici scioperi per il clima, pubblicandone la pagella (qui puoi leggere la notizia riportata anche dal sito Repubblica.it)

Piccoli esempi di come la sostenibilità si stia conquistando anche una sua dimensione di quotidianità nel dibattito, divenendo non solo argomento della trattazione di esperti del settore, ma anche oggetto di un consumo decisamente più “popolare”, in alcuni casi ai limiti del gossipparo, di cui i media tengono debito conto.

Anche la comunicazione di marca se n’è accorta e ha posto la sostenibilità al centro delle proprie campagne pubblicitarie, identificandola come lo strumento in grado sostenere più di altri i flussi di vendita.

Da una ricerca condotta da The Easy Way, agenzia di monitoraggio pubblicitario nata dalla fusione tra Admonitor e Sponsorshop, ed EG Media startup innovativa nell’industria dell’editoria digitale e dei servizi alle imprese, emerge che la sostenibilità è un trend topic che è stato in grado di riscrivere il modo di sviluppare le creatività pubblicitarie delle aziende.

Nel primo quadrimestre del 2019 sono state intercettate dal monitoraggio 219 ADV a tema sostenibilità, un incremento del 33% rispetto allo stesso periodo del 2018.

I settori che maggiormente hanno integrato questo tema nella comunicazione commerciale sono stati:

  • Energia: +48% rispetto al primo quadrimestre 2018
  • Alimentare: +41%
  • Grande distribuzione: +13%.

Fra i media il veicolo privilegiato è quello della stampa tradizionale. Il quotidiano cartaceo è ancora il mezzo che ospita il maggior numero di contenuti pubblicitari a tema sostenibilità. Seguito dalla Tv che vanta invece il primato del maggior numero di ripetizioni e passaggi della stessa ADV.

Fonte: Manager Italia

 

 

Envision conference, la sostenibilità delle infrastrutture

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Il tema della sostenibilità delle infrastrutture è stato al centro, il 7 maggio a Milano, della prima “Envision Conference” promossa e organizzata in Italia da Civiltà di Cantiere, ICMQ e Stantec, insieme a partner di eccellenza quali RFI, Intesa Sanpaolo, NET Group, e2i e Terna.

E’ oggi fondamentale disporre di strumenti in grado di misurare con oggettività gli impatti sui territori nei processi di progettazione e realizzazione di un’infrastruttura. A questa esigenza risponde il protocollo Envision, ideato negli Stati Uniti e proposto In Italia da ICMQ – Organismo di Certificazione specializzato nel settore delle costruzioni – e da Stantec, leader nella consulenza e progettazione ingegneristica e architetturale.

La conferenza è stata aperta da Alfredo Martini, direttore di Civiltà di Cantiere, che ha analizzato il contesto internazionale e i nuovi paradigmi che impongono un diverso approccio nella pianificazione, progettazione, costruzione e gestione di un’infrastruttura.

Il protocollo Envision è stato presentato da Anthony Kane, presidente di ISI, Institute for Sustainable Infrastructure, ideatore insieme all’Università di Harvard del protocollo internazionale.

Lorenzo Orsenigo, direttore generale di ICMQ, si è soffermato sul valore di Envision per le comunità locali, mentre Giulia Costagli, Responsabile Centro Studi e Progetti innovativi di Rete Ferroviaria Italiana, e Giuseppe Marotta, Professore all’Università del Sannio, hanno portato l’esperienza della certificazione Envision “Platinum” per un tratto della ferrovia ad alta velocità Napoli-Bari. E’ un traguardo importante per l’Italia perché è la prima certificazione di questo tipo ottenuta da un paese europeo.

Sono poi intervenuti Stefano Susani di NET Group, che ha sottolineato alcuni aspetti tecnici del protocollo Envision e Riccardo Dutto, di Intesa Sanpaolo. L’istituto, nel suo piano d’impresa 2018-2021, ha deciso di diventare la prima Impact Bank al mondo, lanciando iniziative concrete a supporto della circular economy.

Alberto Musso di e2i ha illustrato l’applicazione del Protocollo Envision su due impianti eolici in Sicilia e in Basilicata, mentre Adel Motawi, ha illustrato i progetti nel campo della sostenibilità previsti nei prossimi anni da Terna.

Ha chiuso la Conferenza una riflessione sul futuro fatta dai promotori di Envision in Italia: Lorenzo Orsenigo di ICMQ e Emanuela Sturniolo, amministratore delegato di Stantec. “Il futuro del nostro pianeta – hanno detto – avrà come scenario principale le città. Nel 2030 un persona su tre vivrà in una città con almeno mezzo milione di abitanti, in uno scenario fortemente influenzato dai cambiamenti climatici e dalla rivoluzione digitale… Il protocollo Envision, in questo contesto, si pone come un alleato imprescindibile per rendere vivibili le città di domani.”

#Losapeviche? La seconda puntata

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#Losapeviche? La seconda puntata

L’Università Cattolica del Sacro Cuore, presso Brescia, assieme all’Alta Scuola per l’Ambiente ha creato il primo master in “Gestione e comunicazione della sostenibilità”. Il percorso di studi prevede uno stretto legame tra facoltà, studenti e imprese che supportano il progetto. A questo progetto innovativo e che ambisce a fornire strumenti ed esperienze concrete per progettare una società sostenibile abbiamo dedicato la seconda puntata della nostra rubrica #Losapeviche?

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#Losapeviche? La terza puntata

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#Losapeviche? La terza puntata

La stupefacente disponibilità dei giovani verso le aziende socialmente responsabili è nei numeri della ricerca condotta dalla Macquarie Graduate School of Management.

I manager del futuro sono pronti a sacrificare anche una parte dello stipendio pur di lavorare in ambienti “ad alto tasso di CSR”. Una risorsa incredibile sulla quale evitare ogni speculazione ed un input per tutte le aziende che hanno la necessità, anzi il dovere, di adeguarsi ai manager del futuro.

Creare una comunicazione della CSR è però fondamentale perché non rimanga un’etichetta di comodo. La CSR non è maquillage, ma responsabilità e condivisione di valore. E i dati raccolti dalla Macquarie fanno ben sperare.

 

 

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La Settimana di Amapola

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La Settimana di Amapola

Questa settimana è iniziata con un’interessante intervista a Stefano Chiarlo di Calamandrana, patron dell’azienda Michele Chiarlo, fra le migliori realtà enologiche di Langa e Monferrato. Ci ha parlato della sua adesione al protocollo di sostenibilità VIVA e dei risultati, a qualche anno dall’applicazione, in termini di sostenibilità e qualità del prodotto vino.

Abbiamo affrontato poi il tema CSR, analizzando i dati del III Report sulla Csr in Piemonte esteso da Unioncamere e Regione Piemonte: 7 aziende su 10 misurano con soddisfazione un miglior rapporto con le comunità di riferimento, con i propri dipendenti ed una migliorata reputazione. Insomma l’investimento in CSR ripaga.

Il tema lavoro ha occupato la seconda parte della settimana: l’economia circolare è in grado, secondo stime UE, di creare quasi 200mila nuovi posti di lavoro in Italia, quasi 600mila in tutta l’Unione. Legambiente ha compilato un Atlante in cui racconta la storia dei 107 campioni di circular economy italiani. Qui trovate l’articolo.

I greenjobs hanno chiuso il tema: secondo il rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola e Unioncamere nel 2016 il 44% delle assunzioni ha riguardato professioni green, quasi 250mila nuovi assunti hanno a che fare con la sostenibilità ed hanno competenze green. La scuola segue questo trend: oltre il 90% dei diplomati della ITS RED trova lavoro entro un anno dal diploma (lo leggete qui)
Per chiudere, sono iniziate le riprese della seconda stagione delle videopillole di Amapola. Presto le potrete vedere! Nel frattempo potete riguardare quelle vecchie (le trovate qui).

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#LoSapeviChe? Quarta puntata

Per il Salone della CSR Amapola si fa….in quattro

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Per il Salone della CSR Amapola si fa….in quattro

Il Salone della CSR e dell’Innovazione sociale è giunto alla quinta edizione.

L’arte della sostenibilità è il titolo scelto per l’edizione 2017. La bellezza del fare bene e il piacere di condividere passioni, valori, risultati, la sostenibilità come visione per il futuro sono le declinazioni scelte per costruire nuove prospettive in sistemi interconnessi, dove i tempi sono accelerati e solo il cambiamento è immutabile.

Il programma culturale del Salone prevede 70 appuntamenti tra eventi, seminatori, workshop e presentazioni di libri.

Amapola sarà presente al Salone in molteplici vesti e contesti.

Come agenzia video ufficiale per il CSR Manager Network impegnato con i suoi rappresentanti a comporre una tavola di discussione sul tema strategico del community and stakeholders engagement.

Insieme ad un suo cliente, AMAG, multiutility alessandrina di cui Amapola cura le relazioni media e la comunicazione. AMAG interverrà con il suo management a diverse tavole rotonde: sul valore dell’acqua come risorsa e come bene economico, sulla riduzione della povertà energetica come obiettivo per lo sviluppo sostenibile e infine sul cambiamento del welfare all’interno delle aziende.

Infine Amapola coordinerà due tavole rotonde. I partner Luca Valpreda e Sergio Vazzoler modereranno quella dedicata alla Supply chain sostenibile, in un panel che vede gli interventi di CSR manager di aziende quali Lavazza, Pirelli, Saipem, e quella sulla mobilità sostenibile, che vede seduti al tavolo i responsabili della sostenibilità di Autoguidovie, SAP e Drive Now/BMW.

Il Salone è promosso da Università Bocconi, CSR Manager Network, Unioncamere, Fondazione Global Compact Network Italia, Fondazione Sodalitas, Koinètica.

Seguite gli eventi del salone anche sui nostro account Twitter.

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www.comunicare2030.com, online la piattaforma di Amapola per “far vivere la sostenibilità” in azienda

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www.comunicare2030.com, online la piattaforma di Amapola per “far vivere la sostenibilità” in azienda

Sostenibilità e CSR fanno crescere le imprese: oggi ricerche, letteratura ed esperienze lo dimostrano.

Eppure il rischio “supercazzola” rimane più che mai in agguato. Come fare, dunque, per rendere concreta la sostenibilità in azienda? Come farla vivere davvero da manager, quadri, operatori e dai loro stakeholder esterni?

Per dare risposta a questa domanda abbiamo sviluppato in partnership con Achab Group una piattaforma di servizi e strumenti concreti (una vera e propria cassetta degli attrezzi) per aiutare le imprese a far vivere la sostenibilità. Rifacendosi all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e ai gol di sviluppo sostenibile, la piattaforma si chiama #comunicare2030 ed è la nostra proposta per comunicare e valorizzare i progetti di CSR di imprese private e pubbliche e, così, coinvolgere gli interlocutori a cominciare dai propri dipendenti e collaboratori.

#2030, infatti, è una raccolta di prodotti e servizi declinabili sia ad uso esclusivamente interno (popolazione aziendale) sia per una diffusione esterna nei confronti dei principali stakeholder dell’impresa. Gli strumenti messi a disposizione sono volti a favorire il coinvolgimento (Engage) e la diffusione e condivisione di informazioni e buone pratiche di sostenibilità (Talk&Play).

Maggiori informazioni su www.comunicare2030.com

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